Una improvvisa scarica di pallettoni fredda massaro Tano sul colpo. Pina Savona, resta vedova con tre figli da crescere: Paolo di dodici anni, Maria e Rosa. Pina si affida al Padreterno per una divina vendetta: Diu cci avi a pinsari e nun cci avi a dòrmiri. Poi capisce che deve pensarci lei stessa. Deve difendere l’onore della famiglia macchiata da quel delitto: lei con il suo figlio maschio. A volte Pina nel silenzio della notte sente Lui, il marito: “Paolo, nostro figlio, mi può aiutare a dare un senso alla vita che mi lasciò, e alla morte che mi stringe”. La donna scuote il ragazzo: “Tuo padre nell’istante prima della morte sicuramente pensò a te, affidandoti un incarico e fino a quando non lo porti a termine non potrà avere pace nella tomba”.
La mamma educa Paolo a pane e vendetta. Il ragazzo non è energico, ma la madre ha tutto dell’uomo di rispetto. Lei lo accompagna e l’opprime sempre più, dal lavoro alla pratica religiosa, dalla scelta della zita alle decisioni drammatiche.
Attorno a loro è tutto un susseguirsi di vicende che il cielo confonde in contorni comici e  drammatici, monotoni ed epici: l’arciprete che mostra il miracolo al popolo chino alla Madonna Peregrina, le bandiere rosse e quelle bianche che attraversano le strade minacciose e pronte allo scontro, don Turiddu a Nespola che, con mille medaglie militari al petto, si esibisce in piazza, scortato da flotte di ragazzi divertiti e impertinenti.
Un mattino Paolo non va in campagna. Resta a casa a preparare il piano: l’incontro col destino. Il pomeriggio mentre si accinge ad uscire di casa, palpa bene l’arma nella tasca della giacca. La madre lo accompagna all’uscio e lo incoraggia: “Vai, Paolo!”. Lui esce. Quando svolta l’angolo, si alza fatale il canto di una ticcia che gli indica la strada.
Perlustrando la vita dei ceti popolari, emerge l’anima antica che si esprime per proverbi e aforismi, veri codici e strade tracciate dal destino. Sotto questo linguaggio, insieme spontaneo e mediato dai secolari modi di dire e non dire, si animano le passioni sfrenate, i sentimenti delicati, i sogni più dolci, le violenze mafiose. La nicchia familiare e il tessuto sociale sono tenuti insieme dalle tradizioni siciliane e dalle istituzioni cangianti nel tempo ma sempre uguali a se stesse, miscuglio di ipocrisia e responsabilità. Da tutto si leva un umorismo leggero ma amaro.
I protagonisti si muovono in un paese siciliano durante la seconda guerra mondiale e subito dopo. Il loro linguaggio è quello immediato, con il siciliano che irrompe nell’italiano senza soluzione di continuità.