Famiglia, lavoro, stato e onore nella civiltà contadina della Sicilia post-unitaria.

Il racconto ripercorre l’infanzia spensierata di Turiddru. Già a otto anni aiuta nei lavori dei campi. Il padre è gran lavoratore e desideroso di una buona stella, la madre estende sulla famiglia la sua presenza protettiva e ricca di pudore.
Turiddru cresce in fretta. Si ritrova ragazzo sveglio e responsabile, votato ai compiti duri assegnati dalla sorte ai contadini in una terra bella ma avara. Lui rispetta gli altri ma pretende rispetto al suo onore, con tutti i mezzi. Davanti alla Corte, che lo accusa di un omicidio, non parla: non vuole collaborare con la Giustizia.
Perché il silenzio? Il lettore cercherà tracce di risposta nel dialogo di Turiddru con se stesso in carcere, dove gli si rivelerà la Cultura.
Si alternano nel romanzo le scene amene, impegnate e “liriche”: le liti e le furbate nelle chiassose feste paesane, i convenevoli e i gesti sempre uguali nei secoli, gli sguardi castigati di castissimi amori, la serenata di Turiddru alla “zita”, le rischiose arringhe del neofita socialista Africano sotto il portico della piazza, la fuga di un ragazzo in America per un amore proibito, il volo con la madre in un sogno premonitore, i colloqui interiori tra l’idealista e l’opportunista.
Emerge uno spaccato vivo della società siciliana di un secolo fa e oltre. Attorno ai protagonisti, magistralmente caratterizzati, numerosi personaggi popolano la narrazione e vivono in una riconoscibile cornice “mediterranea”; tutti sembrano cristallizzati in una storia senza tempo dove coabitano i problemi, le gioie e le angosce di sempre.
Il lettore viene accompagnato lontano, in un periodo ormai remoto, nei meandri della provincia siciliana di una volta, alle prese con il destino e le perenni costruzioni dei sogni umani: la libertà individuale e i vincoli imposti dalla sacralità della famiglia; l’onore della parola data e la diffusa omertà per sopravvivere; le forme nascenti di mafia e la repressione delle forze dell’ordine su “quella gente che non conosce legge” e non accetta lo Stato; i generosi tentativi del nascente socialismo in paese per un riscatto politico-sociale; la religiosità delle sagre paesane e la fede intrisa di devozioni; la dottrina sociale della Chiesa e la pratica della carità; le rivalità e la commistione tra potere religioso e politico.
L’autore accompagna il racconto con benevola ironia, fa suo il linguaggio secolare condito di proverbi e detti intramontabili, assurti a codici etici indiscussi.
Si cala con simpatia in quel mondo di uomini piegati sui lavori quotidiani, ma che trovano senso nel perenne volgere delle stagioni sempre uguali, nello sguardo profondo e accogliente del Destino: “ognuno è guidato da una stella”.

E le note diventano poesia nella serenata di Turiddru all’amata, dove racconta il suo travaglio al mistero della notte senza luna.

“I stiddri cuntu in cielu ad una ad una,
circannu a cchiù beddra ca nun trovu”.
“Ascùntami, misteru di a notti”.

 

Titolo: Il peso del silenzio. Famiglia, lavoro, stato e onore nella civiltà contadina della Sicilia post-unitaria
Autore: Calogero Morreale
ISBN: 9788874424337
Anno: Messina, 2007
Pagine: 480
Editore: Siciliano Editore